1971 - S. Maria Capua Vetere, Ricognizione 71 (Presentazione di Angelo Trimarco)

Valigie in metallo brunito (o lucido) con catena lucida o brunita. Catena di lun-ghezza variabile. A richiesta vengono fornite con sacchetto contenitore rosso. La valigia di Bravi può essere usata in viaggio e anche a passeggio. A casa. Ogni altro uso, comunque, è consentito. Anche se non in regola con le leggi dello Stato Giannetto Bravi ha suggerito, tra le altre, questa utilizzazione. La catena, opportunamente distesa, scorre sul corpo di un uomo e di una donna, mentre fanno l’amore, fino a stringerli indissolubilmente (per l’attimo o per domani, è meglio non chiederlo). “Bravi, en bon romantique”, ha insinuato Restany. Evidentemente si pensa a immagini sado-masochiste, a inferni e perversioni inconfessabili, a facce d’angelo con il demonio nelle vene. Ce n’è abbastanza, comunque, per andare tutti (Bravi, Restany, Trimarco e gli osservatori) a raccontare le profondità oscure delle nostre catene all’amico analista in agguato. Oltre l’analisi (ma anche dentro) le valigie di Bravi sollecitano accese risposte psicosensoriali, stimolano desideri (prontamente rimossi), ci scuotono, e ci coinvolgono, malgrado noi. Bravi ha caricato, infatti, i suoi oggetti di un forte quoziente simbolico, di una carica allusiva che mette in movimento le falde più segrete di ciascuno di noi. Le sue valigie, così, non sono più emblemi rigidi ma, ogni volta, strumenti di violenza e d’amore, di dolore e di gioia: strumenti da farci scorrere sulla pelle o da rimuovere, lontano nell’abisso delle Madri.