Juliet - Dicembre ‘98-Gennaio ‘99 di Riccardo Paracchini

Giannetto Bravi è troppo bravo. Dopo “Napoli sei bella da morire” a Milano con la Vergine (Lea) eccolo in “Cinema amore mio” con un bel testo in catalogo di Cristina Casero. Nella sala dello Spazio Cesare da Sesto (a Sesto Calende) prendono non forma, non corpo, ma assenza, le immagini del cine-matografo. Sono volti, espressioni artificiosamente fissate nella bontà della fotografia ufficiale dello Studios. Così lì ritrovo Assia Noris: non l’ho mai co-nosciuta, ma ora nel suo vestito fiorato la ritrovo, come una di famiglia, che è sempre stata lì, come Janette Mac Donald, il bel sorriso, parliamo della donna lontana e dei sogni che fa sulle scale. Rodolfo Valentino e Nitta Naldo sono bellissimi, ella sembra mia zia, la sala è vuota, ma è come se fossi a casa, tra il divano e il sofà: e lì sulla parete mi accorgo che quel quadro non è un quadro, non è neanche un film, e neanche una fotografia se vogliamo. Forse è una canzone. Una canzone che il tempo ha cancellato ma ritroviamo qua, ancora viva. Eteree voci lontane per la bella collezione.