ELLE – Marzo 2000 GIANNETTO BRAVI: l’esotismo dietro casa.

Non certo giovanissimo, 62 anni. Ma i critici più accorti annotano che se fosse stato statunitense, data la verve tra pop, trash, poesia e surrealismo, avrebbe avuto da tempo la notorietà di colleghi d’Oltreoceano. Quindi “giovane” per il grande pubblico, quest’autore tripolino, vita trascorsa a Napoli e ora nel Milanese. Ha appena presentato un ciclo, La mia Cina è buona da mangiare, imperniato sul kitsch pseudoesotico della miriade di ristoranti cinesi che costella il mondo. Ha rifotografato (o ricomposto in installazioni) un universo-gadget fatto di grappe di rose, anatre saltate con alghe, polli al limone, ravioli al vapore, rubando da menu e affiche, “condendolo” con iconografie di un Far East entrato nella globalizzazione estetica e consumistica. Operazioni analoghe ma diversissime sono state dedicate alle cartoline scollacciate dei turbamenti adolescenziali davanti alle soubrette del Salone Margherita di Napoli, ad altre cartoline, sempre napoletane, imperniate sul più dolciastro repertorio folk e turistico e alle locandine cinematografiche care alla gioventù.