Corriere della Sera – Dentro Milano, Guida alle mostre – Martedì 18 Gennaio 2000

Giannetto Bravi. Laureato in geologia, 62 anni, nato in Libia, Bravi è un artista difficile da definire. Lavora sulla memoria e sulle immagini che la memoria tramanda. Fra le sue operazioni recenti ne ricordiamo una, raffinata, legata all’isola di Capri e un’altra sui volti del cinema. Qui andiamo ancora più sul difficile. Il tema è la cucina cinese: i suoi piatti (“Cappelle di funghi con verdura saltata”, “Stufato d’anatra saltato con alghe”), ma soprattutto quella decorazione che sta in bilico tra il più delizioso iperealismo e il kitsch più sfrenato, che caratterizza l’arredamento degli infiniti ristoranti cinesi del pianeta. Bravi – in un’opera si è servito della collaborazione di Alessandra Galbiati, che ha fornito le olive – ha scelto di presentare come lavori suoi alcuni piatti confezionati e gli ingrandimenti di stampe e tovaglioli. L’operazione è tutta qui e al di là delle emozioni che può (o non può) provocare, induce ad una considerazione: ma Giannetto Bravi, se fosse americano, sarebbe o non sarebbe più famoso (e più costoso) per esempio di Walter De Maria? (10.2!)

Sebastiano Grasso