Il Quotidiano di Caserta – 11 febbraio 2007. Il talento di Giannetto Bravi in mostra al Museo di Capodimonte di Maurizio Vitello

Venerdì 9 febbraio 2007 è stata inaugurata al Museo di Capodimonte la mostra del noto artista tripolino Giannetto Bravi (1938), napoletano d’adozione ed ora residente in provincia di Varese, che ritorna sulla scena partenopea con una mostra singolare: “Museo di tutti i Musei – Quadreria d’Arte”.
Trecentosessanta opere, ognuna delle quali realizzata assemblando cartoline con il medesimo soggetto riguardante capolavori di ogni tempo raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa.
L’allestimento espositivo dei quadri, racchiusi in particolari cornici colorate, rimanda alle antiche quadrerie, ad esempio, quella di Palazzo Pitti, in cui le opere sono sovrapposte numerose sulle pareti.
Al Museo di Capodimonte l’artista ha raggruppato la sua produzione in due sale secondo le tematiche di Ritratti e autoritratti e Fiori, nature morte, paesaggi e paesaggi con figure, mentre in una terza sala espone suoi lavori storici di metà anni Settanta e libri d’artista.
Giannetto Bravi, dopo aver esordito a Roma, nel 1967, con una mostra promossa da Lucio Amelio e presentata da Achille Bonito Oliva alla Galleria Fiamma Vigo, prosegue l’utopica “Operazione Vesuvio” – avviata nel 1972 dal critico Pierre Restany e dall’artista Gianni Pisani – inviando cartoline postali del mitico vulcano con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare “un pezzo di Vesuvio” da “invaligiare” e riportare in tempi migliori, quando si fosse placata la corsa alla speculazione edilizia, per ricostruire il cono vulcanico.
Alle cartoline soltanto scritte seguirono quelle con l’aggiunta di “reliquie” di polvere vulcanica; poi, i quadri con cartoline assemblate in una sorta di paesaggio “ricostruito”, astratto; quindi, Giannetto Bravi ha, man mano, dilatato i suoi tappeti di cartoline illustrate, iterando sulla tela, sul tamburato e su libri bianchi la stessa immagine.
Operazioni queste capaci di aprire un dibattito che ha coinvolto alcuni dei maggiori critici contemporanei (dal già citato Restany a Lea Vergine, da Gillo Dorfles a Vicky Alliata) in occasione di una mostra alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, nel 1976. Ancora, un’unica cartolina riprodotta su una grande tela o montata su un’alta asta come un’icona sacrale sono altri esiti dell’investigazione che da anni l’artista conduce su questo ready-made della comunicazione turistico-culturale.
Ora, con l’esposizione al Museo di Capodimonte, Bravi porta la sua ricerca in una nuova dimensione.
Philippe Daverio segnala che “reinventa il museo della mente e lo rende tangibile; poi con lo sguardo sconsolato del pensionato diventato custode volontario, lo veglia”.
Oltre a Daverio lo presentano in catalogo altri tredici colleghi esegeti, scrittori e artisti. Alberto Brambilla, Cristina Casero, Ettore Ceriani, Stella Cervasio, Elena Di Raddo, Lorella Giudici, Sergio Lambiase, Maurizio Medaglia, Fabrizio Rovesti, Luca Scarabelli, Francesco Tedeschi, Giorgio Zanchetti, Angelo Trimarco e, proprio quest’ultimo osserva come la particolare cura rivolta alle cornici dei quadri, il porta-schede di plastica con le riproduzioni di ogni quadro e relative indicazioni bibliografiche e naturalmente il singolare catalogo indicano che, con questa “mossa”, Giannetto Bravi intende riflettere “sui modi di presentazione dell’opera, del rapporto tra l’opera e il contesto museale, sulle modificazioni che ne segnano lo spazio e, a tempo stesso, sulle relazioni con il pubblico. In altri termini il Museo di tutti i Musei è un lavoro sul museo come spazio totalizzante dell’arte e della critica e, consapevolmente, sulla sua impossibilità”.
Sino all’11 marzo 2007.
Dopo questa nota di servizio, segnaliamo che la mostra l’abbiamo vista, in anteprima, con lo stesso Giannetto Bravi, mentre si stavano per concludere gli ultimi tocchi e ritocchi all’allestimento con la supervisione estetico-compositiva-strutturale dell’architetto Alessandra Quarto, figura d’intaglio gentile, dinamica e solare. Ci ha fatto piacere rivedere un amico, sempre garbato e distaccato, con quella splendida ironica comprensione del mondo che si porta dentro da quando frequentava Napoli.
Questa è una mostra piacevole, sottilmente comprensiva dell’exprit del mondo, anzi del miglior esprit visivo del mondo. E’ una carrellata (di stampe fotografiche, di cartoline, insomma) di capolavori, una mostra impossibile da allestire se si volessero gli originali tutti insieme, ma da tenere tutta in testa.
E’ una “summa” che gradisce l’occhio dell’uomo, la sua mente e il suo cuore: ma sarà per tutti così, Giannetto?
Giannetto Bravi l’abbiamo rivisto a Napoli, come riferivamo, ma lo vedemmo anche a Caserta allo spazio, pilotato all’epoca da Gabriele Marino, “CIAC M 21”, per la mostra “CINEMA MON AMOUR: seduzioni visive di Giannetto Bravi, tra proiezioni e simulazioni”.
E scrivemmo, per un sito in internet (www.guzzardi.it) quanto segue:
“Giannetto Bravi è nato a Tripoli (Libia) il 18 dicembre 1938, si è laureato in Geologia, ha vissuto a Napoli dal 1949 al 1974, a Saronno dal 1974 al 1990.
Dal 1990 vive a Cislago.
Ma crediamo che non abbia mai dimenticato Partenope, che riappare anche per frammenti d’apparentamento, a lui che fu tra i protagonisti della famosa “Operazione Vesuvio”, organizzata dall’artista Gianni Pisani e dal critico Pierre Restany, anche negli ultimi suoi lavori presentati al “CIAC M 21” di Caserta , diretto da Gabriele Marino.
Chissà se Giannetto Bravi, che ha trascorso parte della sua vita a Napoli, ha mai pensato qualcosa di simile a quanto affermato da Marcello Mastroianni. “Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene”, ripreso su un invito per la rassegna retrospettiva cinematografica “LA MATERIA DI CUI SONO FATTI I SOGNI i film di Marcello Mastroianni”, voluta, organizzata e curata dal Comune di Napoli, dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e Provincia, dal Centro Marcello Mastroianni, da Cinecittà Holding e da Rai/Cinema, accolta al Museo Nazionale di San Marino di Napoli.
Con una nota del giugno 1996, Giannetto Bravi scriveva: “Abitavo in Via Manzoni nel Palazzo della Quarta Funicolare che unisce Mergellina a Posillipo Alto. Un pianerottolo di esagerata superficie era il luogo comune di quattro appartamenti. In uno di questi, con una visione totale del golfo di Napoli, abitavano due sorelle nubili, un fratello scapolo ed una vecchia zia calva dalla parrucca in equilibrio perennemente instabile. Le due sorelle erano sarte in casa o a domicilio, l’altro fratello era barbiere con negozio in Mergellina vicino al cinema Odeon. Questa circostanza e l’affiatamento creatosi nel periodo di guerra tra coinquilini di pianerottolo mi permisero il lusso, per molti anni della mia primissima infanzia di usufruire del taglio di capelli a domicilio finché Mario, il barbiere, non si sposò. In seguito, nelle frequentazioni al negozio nei periodi di festività di fine anno era uso che Mario, il barbiere, con fare ammiccante e di complicità, offrisse ai propri clienti una bustina profumata con un calendarietto.
Oggi riporto alla memoria quei colori pastello, le inquadrature dai contorni grossolani e marcati, quegli idoli giovanili ornai perduti ….. cosa? ….. IL CINEMA DEL BARBIERE.
Il profumo, quell’odore di cipria da bordello, è un’altra storia che racconterò poi
”.
Giannetto Bravi riversa foto in computer, che rivitalizza e rielabora, e successivamente permuta con trasferimenti di gelatina fotografica su tela rembrandt e plastifica a caldo. La scelta delle immagini è oculata perché scene e personaggi devono riaffermare atmosfere, sottolineare epoche.
I lavori di quest’operatore-manipolatore fanno ripensare a ciò che non è più e non sarà più sostituibile”.
Ma ricordiamo, proprio in conclusione, che Giannetto Bravi nel 2005, con la mostra “Valige per un viaggio nel passato: 1969-1973” proposta da Dina Carola volle storicizzare un periodo della sua attività riguardante principalmente gli anni 1969-1973. Alle opere di questo periodo si aggiunsero altri lavori di anni successivi legati al tema particolare del Vesuvio. Le opere “Valige con catene”, in metallo brunito, nichelato e dorato (accompagnate da una sorta di istruzioni per l’uso composte da una serie di fotografie di Mimmo Jodice, per i più dolci legami dell’amore), furono presentate sia a “Il Centro” di Dina Carola che a Milano, nella ormai storica Galleria Apollinaire nel 1971. Oltre a questi pezzi furono riproposte le valigette in cartone pressato e serigrafato che Giannetto Bravi realizzò per la cosiddetta “Operazione Vesuvio”, inventata dal celebre critico Pierre Restany e sostenuta attivamente da Gianni Pisani. L’operazione di Giannetto Bravi consisteva nell’invaligiamento “metaforico” del cono vulcanico al fine di preservarlo dalla speculazione edilizia di quegli anni. Ed artisti italiani e stranieri diedero vita, poi, ad un evento internazionale con sede espositiva allo spazio “Il Centro”.
Bentornato Giannetto; e grazie di essere qui, a Napoli.
Una visita è d’uopo alla mostra di Giannetto Bravi, che potrebbe, poi, trasformarsi nell’occasione di rivedere il grande Museo di Capodimonte, tra i più belli ed interessanti del mondo.

 

Positanonews – 8 febbraio 2007. Napoli. Museo di Capodimonte. Giannetto Bravi. Di Maurizio Vitello

Venerdì 9 febbraio 2007, alle ore 18.30 verrà inaugurata al Museo di Capodimonte la mostra del noto artista tripolino Giannetto Bravi (1938), napoletano d’adozione e ora residente in provincia di Varese, che ritorna sulla scena partenopea con una mostra singolare: “Museo di tutti i Musei – Quadreria d’arte”.
Trecentosessanta opere, ognuna delle quali realizzata assemblando cartoline con il medesimo soggetto riguardante capolavori d’ogni tempo raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa.
L’allestimento esplosivo dei quadri, racchiusi in particolari cornici colorate, rimanda alle antiche quadrerie, ad esempio, quella di Palazzo Pitti, in cui le opere sono sovrapposte numerose sulle pareti.
Al Museo di Capodimonte l’artista ha raggruppato la sua produzione in due sale secondo le tematiche Ritratti e autoritratti e Fiori, nature morte, paesaggi e paesaggi con figure, mentre in una terza sala espone suoi lavori storici di metà anni Settanta e libri d’artista.
Giannetto Bravi, dopo aver esordito a Roma, nel 1967, con una mostra promossa da Lucio Amelio e presentata da Achille Bonito Oliva alla Galleria Fiamma Vigo, proseguì l’utopica “Operazione Vesuvio” – avviata nel 1972 dal critico Pierre Restany e dall’artista Gianni Pisani – inviando cartoline postali del mitico vulcano con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare un “”pezzo di Vesuvio” da “invaligiare” e riportare in tempi migliori, quando si fosse placata la corsa alla speculazione edilizia, per ricostruire il cono vulcanico.
Alle cartoline soltanto scritte seguirono quelle con l’aggiunta di “reliquie” di polvere vulcanica; poi, i quadri con cartoline assemblate in una sorta di paesaggio “ricostruito”, astratto; quindi, Giannetto Bravi ha, man mano, dilatato i suoi tappeti di cartoline illustrate, iterando sulla tela su tamburato e su libri bianchi la stessa immagine.
Operazioni queste capaci di aprire un dibattito che ha coinvolto alcuni dei maggiori critici contemporanei (dal già citato Restany a Lea Vergine, da Gillo Dorfles a Vicky Alliata) in occasione di una mostra alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, nel 1976. Ancora, un’unica cartolina riprodotta su una grande tela o montata su un’alta asta come un’icona sacrale sono altri esiti dell’investigazione che da anni l’artista conduce su questo ready-made della comunicazione turistico-culturale.
Ora, con l’esposizione al Museo di Capodimonte, Bravi porta la sua ricerca in una nuova dimensione. Philippe Daverio segnala che “reinventa il museo della mente e lo rende tangibile; poi con lo sguardo sconsolato del pensionato diventato custode volontario, lo veglia”.
Oltre a Daverio lo presentano in catalogo altri tredici colleghi esegeti, scrittori e artisti: Alberto Brambilla, Cristina Casero, Ettore Ceriani, Stella Cervasio, Elena Di Raddo, Lorella Giudici, Sergio Lambiase, Maurizio Medaglia, Fabrizio Rovesti, Luca Scarabelli, Francesco Tedeschi, Giorgio Zanchetti, Angelo Trimarco, e proprio quest’ultimo osserva come la particolare cura rivolta alle cornici dei quadri, il porta-schede di plastica con le riproduzioni di ogni quadro e relative indicazioni bibliografiche e naturalmente il singolare catalogo indicano che, con questa “mossa”, Giannetto Bravi intende riflettere “sui modi di presentazione dell’opera, del rapporto tra l’opera ed il contesto museale, sulle modificazioni che ne segnano lo spazio e, al tempo stesso, sulle relazioni con il pubblico. In altri termini, il Museo di tutti i Musei è un lavoro sul museo come spazio totalizzante dell’arte e della critica e, consapevolmente, sulla sua impossibilità.
Sino all’11 marzo 2007.
Dopo questa nota di servizio, segnaliamo che la mostra l’abbiamo vista, in anteprima, con lo stesso Giannetto Bravi, mentre si stavano per concludere gli ultimi tocchi e ritocchi all’allestimento con la supervisione estetico-compositivo-strutturale dell’architetto Alessandra Quarto, figura d’intaglio gentile, dinamica e solare. Ci ha fatto piacere rivedere un amico, sempre garbato e distaccato, con quella splendida ironica comprensione del mondo che si porta dentro da quando frequentava Napoli. Questa è una mostra piacevole, sottilmente comprensiva dell’esprit del mondo, anzi del miglior esprit visivo del mondo.
E’ una carrellata (di stampe fotografiche, di cartoline, insomma) di capolavori, una mostra impossibile da allestire se si volessero gli originali tutti insieme, ma da tenere tutta in testa.
E’ una “summa” che garantisce l’occhio dell’uomo, la sua mente e il suo cuore: ma sarà per tutti così, Giannetto?
Giannetto Bravi l’abbiamo rivisto a Napoli, come riferivamo, ma lo vedemmo anche a Caserta allo spazio, pilotato all’epoca da Gabriele Marino, “CIAC M 21”, per la mostra “CINEMA, MON AMOUR: seduzioni visive di Giannetto Bravi tra proiezioni e simulazioni”.
E scrivemmo, per un sito internet (www.guzzardi.it), quanto segue:
“Giannetto Bravi è nato a Tripoli (Libia) il 18 dicembre 1938, si è laureato in Geologia, ha vissuto a Napoli dal 1940 al 1974, a Saronno dal 1974 al 1990.
Dal 1990 vive a Cislago.
Ma crediamo che non abbia mai dimenticato Partenope, che riappare anche per frammenti d’apparentamento, a lui che fu tra i protagonisti della famosa “Operazione Vesuvio”, organizzata dall’artista Gianni Pisani e dal critico Pierre Restany, anche negli ultimi suoi lavori presentati al “CIAC M 21” di Caserta, diretto da Gabriele Marino.
Chissà se Giannetto Bravi, che ha trascorso parte della sua vita a Napoli, ha mai pensato qualcosa di simile a quanto affermato da Marcello Mastroianni. “Io amerei vivere su un pianeta tutto napoletano perché so che ci starei bene”, ripreso su un invito per la rassegna retrospettiva cinematografica “LA MATERIA DI CUI SONO FATTI I SOGNI i film di Marcello Mastroianni”, voluta, organizzata e curata dal Comune di Napoli, dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli e Provincia, dal Centro Marcello Mastroianni, da Cinecittà Holding e da Rai/Cinema, accolta al Museo Nazionale di San Marino di Napoli.
Con una nota del giugno 1996, Giannetto Bravi scriveva: “Abitavo in Via Manzoni nel Palazzo della Quarta Funicolare che unisce Mergellina a Posillipo Alto. Un pianerottolo di esagerata superficie era il luogo comune di quattro appartamenti. In uno di questi, con una visione totale del golfo di Napoli, abitavano due sorelle nubili, un fratello scapolo ed una vecchia zia calva dalla parrucca in equilibrio perennemente instabile. Le due sorelle erano sarte in casa o a domicilio, l’altro fratello era barbiere con negozio in Mergellina vicino al cinema Odeon. Questa circostanza e l’affiatamento creatosi nel periodo di guerra tra coinquilini di pianerottolo mi permisero il lusso, per molti anni della mia primissima infanzia di usufruire del taglio di capelli a domicilio finché Mario, il barbiere, non si sposò. In seguito, nelle frequentazioni al negozio nei periodi di festività di fine anno era uso che Mario, il barbiere, con fare ammiccante e di complicità, offrisse ai propri clienti una bustina profumata con un calendarietto.
Oggi riporto alla memoria quei colori pastello, le inquadrature dai contorni grossolani e marcati, quegli idoli giovanili ornai perduti ….. cosa? ….. IL CINEMA DEL BARBIERE.
Il profumo, quell’odore di cipria da bordello, è un’altra storia che racconterò poi
”.
Giannetto Bravi riversa foto in computer, che rivitalizza e rielabora, e successivamente permuta con trasferimenti di gelatina fotografica su tela rembrandt e plastifica a caldo. La scelta delle immagini è oculata perché scene e personaggi devono riaffermare atmosfere, sottolineare epoche.
I lavori di quest’operatore-manipolatore fanno ripensare a ciò che non è più e non sarà più sostituibile”.
Ma ricordiamo, proprio in conclusione, che Giannetto Bravi nel 2005, con la mostra “Valige per un viaggio nel passato: 1969-1973” proposta da Dina Carola volle storicizzare un periodo della sua attività riguardante principalmente gli anni 1969-1973. Alle opere di questo periodo si aggiunsero altri lavori di anni successivi legati al tema particolare del Vesuvio. Le opere “Valige con catene”, in metallo brunito, nichelato e dorato (accompagnate da una sorta di istruzioni per l’uso composte da una serie di fotografie di Mimmo Jodice, per i più dolci legami dell’amore), furono presentate sia a “Il Centro” di Dina Carola che a Milano, nella ormai storica Galleria Apollinaire nel 1971. Oltre a questi pezzi furono riproposte le valigette in cartone pressato e serigrafato che Giannetto Bravi realizzò per la cosiddetta “Operazione Vesuvio”, inventata dal celebre critico Pierre Restany e sostenuta attivamente da Gianni Pisani. L’operazione di Giannetto Bravi consisteva nell’invaligiamento “metaforico” del cono vulcanico al fine di preservarlo dalla speculazione edilizia di quegli anni. Ed artisti italiani e stranieri diedero vita, poi, ad un evento internazionale con sede espositiva allo spazio “Il Centro”.
Bentornato Giannetto; e grazie di essere qui, a Napoli.